Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna, in via Borgonuovo 4, primogenito di Carlo Alberto, tenente di fanteria di origini ravennati, e di Susanna Colussi, friulana di Casarsa. A causa del lavoro del padre, la famiglia lascia Bologna già nella primavera del 1925 per farvi stabilmente ritorno solo nell’autunno del 1936, dopo una lunga serie di trasferimenti in varie cittadine dell’Italia settentrionale, tra cui Belluno, dove nel 1925 nasce il fratello Guido.
Pier Paolo è iscritto in prima elementare a Conegliano. Ad appena sei anni scriverà i suoi primi versi, accompagnati da disegni, rivelando una sensibilità già spiccata. Il quadernino sarà purtroppo perduto durante la guerra.
La famiglia Pasolini torna a Bologna e stabilisce la propria residenza in via Nosadella 48. Il quattordicenne Pier Paolo inizia in ottobre a frequentare la classe ginnasiale V D del liceo Galvani. L’insegnante di lettere della V D, Mario Borgatti, ricorda un giovane «disorientato», che però nel liceo bolognese troverà le coordinate dei propri interessi letterari e artistici, grazie a incontri importanti con docenti e compagni di studi.
Pasolini inizia a frequentare la classe I C, che concluderà con ottimi voti, per poi iscriversi nell’ottobre del 1938 alla II C. È l’ultimo anno scolastico regolare: visti gli ottimi risultati conseguiti, il giovane preferirà anticipare l’esame di maturità classica alla sessione autunnale del 1939. In questi anni stringe amicizia, tra gli altri, con Sergio Telmon, Agostino Bignardi, Carlo Manzoni, Franco Farolfi, Luciano Serra ed Elio Melli. Nel corso del liceo Pasolini incontra docenti del calibro di Alberto Mocchino, Carlo Gallavotti ed Evangelista Valli, ma l’amico Luciano Serra ricorda anche che “ebbe come supplente di storia dell'arte Antonio Rinaldi, che aveva sette anni più di Pier Paolo e lesse agli allievi Rimbaud come lezione civile e voce di libertà”. Cresce in lui la passione per la letteratura e per la poesia, (ma si appassionerà anche di calcio).
A soli 17 anni si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna. Allievo di Roberto Longhi, all’Alma Mater si interesserà di filologia romanza e soprattutto di estetica delle arti figurative. Qui stringe amicizia con Francesco Arcangeli, Francesco Leonetti e Roberto Roversi.
Pasolini fa i suoi primi esordi come poeta, scrittore, disegnatore, pittore e critico di letteratura e d’arte: pubblica alcuni articoli su «Architrave», la rivista del Gruppo Universitario Fascista (GUF) di Bologna e in luglio dà alle stampe la sua prima pubblicazione poetica in friulano, folgorante opera d’esordio: Poesie a Casarsa. L’apprezzamento di Gianfranco Contini gli sarà di stimolo e incoraggiamento. In novembre compare il primo numero de «Il Setaccio», rivista del Comando federale della Gioventù Italiana del Littorio (GIL) di Bologna, di cui Pasolini è uno dei fondatori e tra i principali redattori. L’anno successivo il reparto in cui è caporale maggiore è catturato dai tedeschi: Pasolini riesce a fuggire a Casarsa.
È l’anno della dolorosa morte del fratello Guido. Pasolini si laurea in lettere con 110/110 e lode presentando Carlo Calcaterra una tesi su Giovanni Pascoli, poeta a cui si sente legato da una “fraternità umana” e letterato assai caro anche al professore liceale Alberto Mocchino.
Pasolini matura la sua adesione al comunismo e si iscrive al PCI; diventerà segretario della sezione comunista di San Giovanni di Casarsa. In questo stesso anno sarà anche insegnante presso la scuola media di Valvasone. L’anno successivo, l’accusa di atti osceni in luogo pubblico, da cui sarà successivamente assolto, provoca l’espulsione dal partito per indegnità morale e politica.
Sospeso anche dall’insegnamento, Pasolini si traferisce a Roma con la madre e inizia a cercare lavoro. Inizialmente è insegnante in una scuola privata a Ciampino e si offre come comparsa a Cinecittà e correttore di bozze presso un giornale. Scrive articoli e poesie, oltre ad avviare la stesura di Ragazzi di vita. Partecipa al premio di poesia dialettale Cattolica vincendo il secondo premio (50.000 lire) con “El testament Coran”. L’anno successivo conosce Sergio Citti, giovane imbianchino che lo aiuta ad apprendere il gergo romanesco.
Riesce a far pubblicare presso l’editore Sansoni La meglio gioventù, una raccolta di poesie in friulano con cui vince il Premio Giosuè Carducci, che accetta soprattutto per ragioni economiche. In questi anni lavora ad antologie di poesie dialettali e popolari e porta a termine il suo primo lavoro cinematografico, che consiste nella collaborazione con l'amico Giorgio Bassani alla sceneggiatura del film di Mario Soldati La donna del fiume; la collaborazione proseguirà anche in anni successivi per altri film.
Viene pubblicato da Garzanti Ragazzi di vita, ma il tema della prostituzione omosessuale maschile affrontato nel romanzo causa all'autore accuse di oscenità, con conseguente esclusione dal Premio Strega e dal Premio Viareggio. Il processo contro Ragazzi di vita terminerà con una sentenza di assoluzione con "formula piena", grazie anche alla testimonianza di Giuseppe Ungaretti, che invia ai giudici una lettera affermando che il romanzo di Pasolini è uno dei migliori libri in prosa narrativa mai apparsi in Italia. Continua a coltivare l’amore per il cinema: scrive la sceneggiatura per il film di Mauro Bolognini, Marisa la civetta e contemporaneamente collabora con Federico Fellini alle Notti di Cabiria.
A dicembre muore il padre, con cui il poeta aveva un rapporto problematico. Si conclude l’esperienza della rivista Officina, avviata tre anni prima con gli amici Francesco Leonetti e Roberto Roversi. L’anno successivo pubblica con Garzanti il romanzo Una vita violenta. Traduce l'Orestiade di Eschilo.
Con Accattone ha inizio la straordinaria carriera cinematografica di Pasolini come regista. È un esordio non esente da polemiche per la scelta di raccontare la realtà del sottoproletariato urbano attraverso i volti di attori non professionisti. Seguirà due anni dopo il mediometraggio La Ricotta e nel 1964 Il Vangelo secondo Matteo. Tra il 1961 e il 1964 pubblica anche La religione del mio tempo e Poesia in forma di rosa.
Pasolini prosegue il suo percorso come regista: è la volta del film Uccellacci e uccellini, con Totò e Ninetto Davoli. L’anno successivo Silvana Mangano e Franco Citti sono protagonisti del suo Edipo re.
Maria Callas, con cui Pasolini sviluppa una profonda amicizia, è protagonista di Medea, film basato sull’omonima tragedia di Euripide. Il ruolo interpretato dalla Callas viene pensato da Pasolini apposta per lei. L’anno successivo pubblica la raccolta poetica di versi italiani intitolata Trasumanar e organizzar.
È in piena gestazione Petrolio, l’ultimo romanzo che resterà incompiuto. Pasolini scrive articoli sui mali e le contraddizioni della società italiana per il Corriere della Sera e altre testate: verranno raccolti e pubblicati postumi negli Scritti corsari, di cui Pasolini potrà rivedere una bozza prima di morire.
Tornato a Roma da Parigi per la revisione dell’edizione francese del film Salò, a inizio novembre Pasolini muore assassinato all’idroscalo di Ostia. Il suo delitto resta un mistero di difficile soluzione.